da Alfonso

“Ciao a tutti sono Alfonso. Che dire, sono troppo contento. Enza mia cara Enza, sono qui. Che gioia poterti finalmente mandare una lettera. Sto bene mia cara, non preoccuparti. Sono sempre stato un bravo uomo, non ho mai fatto nulla di male e tu lo sai bene, per questo me ne sono andato tranquillo, sereno. Non avevo paura, dentro di me c’era una grande serenità, di chi ha fatto il proprio dovere e la coscienza è limpida. Certo ora sento la tua lontananza, ma so che ci rivedremo, so che il Padre aspetta tutti noi a braccia aperte, e quindi con serenità e pazienza aspetto. Intanto studio e lavoro. Studio l’influenza del magnetismo sulla materia terrena, soprattutto sulla natura, la terra, le piante e gli animali. C’è un grande bisogno di lavoratori in questo campo e poi contribuisco con le mie energie e le mie forze alla pulizia e alla igienizzazione dei locali dove vengono soccorsi gli spiriti sofferenti. Insomma è come se facessi le pulizie all’ospedale ma ne sono molto felice. È un compito umile, poco ecclatante eppure necessario e utile. E qui ogni lavoratore è visto con massimo rispetto, tutti lavoriamo in ruoli diversi, con funzioni e responsabilità diverse, ma tutte utili, degne , tutti in coro lavoriamo per l’amore di Dio e del prossimo. Aiutando cresciamo in amore e di luce. Non posso spiegarti quanto sia bello tutto questo, la gioia e la serenità che da al nostro spirito. Mai avrei pensato qualcosa di simile, ma questo è come se fosse il Paradiso anche se so bene che non ne sono ancora neanche nell’anticamera del vero Paradiso, ed è già così stupendo. Ancora lunghissima è la strada verso il vero Paradiso che è l’evoluzione completa, arrivare al Padre. Ora capisco il dolore del nascere, la paura della vita terrena, è molto difficile pensare di dover lasciare tutto questo per passare un tempo sulla terra. Un giorno sarà necessario farlo per continuare la crescita, ma ammetto di sperare che sia tra molto tempo, avrò bisogno di molta preparazione per affrontare il ritorno al mondo terreno. Ma non ti preoccupare, ci rivedremo sicuramente prima. Spero di averti dato un po’ di forza con le mie parole per affrontare la nostra momentanea separazione, e di averti dato stimoli a continuare sulla strada del bene e dell’amore, non lasciare che il dolore e l’amarezza ti vincano. Con immenso amore,

Alfonso”

da C.

“Uno si vergogna dopo tutti questi messaggi di riflessione e nonostante essere una persona per bene non sono brava nel descrivere il mio pensiero e le mie parole sono poche. Sto bene, nonostante il delirio che c’è a casa dei miei. Ma che siano impazziti? Litigare così per delle sciocchezze?! Mi aspettavo di più, lo confesso. Sono stata una figlia malata e mi facevo forza per comunicare. Insomma, il mio messaggio arriverà, lo spero,

C.”

da nonna Elisa

“Salve, mentre ascoltavo il gentil Marcello me ne sono resa conto di quanto la nostra lingua, il nostro modo di comunicarsi, è diventato obsoleto, antico. Ho vissuto anche io in un mondo diverso, più duro forse, ma con più amor etra le persone. Come gentildonna che sono elargirò le mie parole a chiunque mi ascolta. Sono nata più di 100 anni fa in una Italia corrotta e divisa. Sono nata in un tempo in cui la peste, così come la fame e la guerra, mangiavano, voraci, vite giovani o mature. Un tempo dove la fame era il piatto principale… però… avevamo tanta fede e un rispetto per la vita che oggi non c’è più. Non so dove abbiamo sbagliato, ma rle persone hanno perso l’amore nella strada ruvida dei piaceri carnali. La religione allora non era una scelta ma un dono che pochi sapevano coltivare. Oggi invece non esiste più la religione, esistono sì lupi affamati di soldi e di potere. L’umiltà è diventata un motivo in più di cui vergognarsi. Povera umanità, così piena di benedizioni date da Dio ma così priva di valori e di amore. Spero che voi possiate uscire dal fango in cui la vostra stessa scienza vi ha buttati. Forse capiranno che la fede smuove davvero le montagne e che Dio non si fa corrompere. Insomma, ho usato il tempo che avevo a mia disposizione per esprimere un mio pensiero. Dite alla mia famiglia che sto più che bene, nonostante il lavoraccio che è stato riprendere in mano la mia vita e i miei ricordi, ora è tempo di essere, non di cercare.

Nonna Elisa”

da Marcello

“Diletta, oggi siamo in tanti vecchietti. Dio ci ha concesso la possibilità di scrivere ai nostri cari. Comprendo perfettamente che il linguaggio da me usato va contro corrente di tutto quello che chiamate “all’avanguardia” o “tempi moderni” ma non importa. Sono figlio di un mondo che non esiste più, ma il valore che porto dentro il mio cuore è il frutto di una lunga ricerca spirituale fatta nelle mie incarnazioni. Forse oggi sarei un reietto… forse mi avrebbero deriso… ma porto dentro me la forza di andare verso Dio. Tu mia diletta, sei stata l’erede del mio cuore e i figli nati sono per me il frutto di questo amore. Sto bene, ti abbraccio forte per quanto sento nella tua testolina paura di quello che verrà. Sappi, però, che il volere del Padre vince sul tutto. Nessuno può andare contro il Suo volere e se ci pensi bene… chi nella vita ha la certezza che non perirà nei prossimi cinque minuti?? Quindi confida nel volere di Dio. I nostri figli sono ove la vita li ha portati. Sempre con te, adesso e nell’oltre,

Marcello”

da Virgilio

“Alla mia dolce sposa. Dio ha voluto portarmi con sé dopo anni bellissimi vissuti insieme a te sulla terra. Ci siamo amati sin dall’inizio ed il nostro amore si è consolidato negli anni. Pensi tanto a me così come io penso tanto a te. Gli anni passati ti hanno reso giustizia e disegnato sul tuo viso imprnte che solo io conosco. Sei sempre la più bella,

Virgilio”

fratello Ambrogio

“Sappiamo che la strada diventa sempre più difficile e la paura di non riuscire è sempre presente ma affidatevi a Dio; Lui vi colmerà e non lascerà che i Suoi figli soffrano di più di quello che è già necessario per la loro evoluzione. Fratelli e sorelle, non vergognatevi di accettare il nome del Cristo, ricordatevi che chi non si vergogna del Suo nome sarà riconosciuto da Lui in terra e nei cieli. La luce è una realtà, così come reali sono gli angeli e tutti gli esseri creati dal Padre. L’amore deve essere esteso anche a chi non ci crede, e una volta finita la vostra opera ritornerete nelle braccia del Padre,

Fratello Ambrogio”

da Alberto

“Salve sono Alberto, ho costruito molto nella mia vita ma non mi è rimasto nulla. Ho goduto dei frutti della mia bellezza, dei soldi, del successo e ora non resta nulla. No, non è vero, restano i conti da pagare. Nella mia corsa sfrenata per una vita brillante, ho chiuso un occhio o anche due, se c’era da fare una scelta etica o il mio interesse non ci pensavo due volte. Ho approfittato a mio vantaggio di ogni singola occasione la vita mi ha offerto, ogni lasciata è persa mi dicevo, ho girato e rigirato ogni situazione con ogni mezzo per trarne un profitto, non preoccupandomi affatto di chi o cosa lasciavo alle mie spalle. Vincitori e vinti, pensavo, e io volevo essere sempre e comunque tra i vincitori. Ma ad ogni vittoria un nuovo debito, pensavo di essere su una montagna di ricchezza e invece era una montagna di debiti per il mio spirito. Ho voluto, fortissimamente voluto una vita ricca, fortunata, di facile successo pensando di poterla dominare facilmente, e invece è peggio di un droga. Tu pensi di dominarla, smetto quando voglio, e invece è lei che ti domina, perché non ti basta mai, ne vuoi sempre di più e di più. Avrei potuto e dovuto vivere agiatamente comunque, invece la sete di successo, di riconoscimento, di soldi, l’esaltazione che ti prende e che ti tributano ti fanno dimenticare tutto. Ora sono qui, le parole delle mie guide prima di partire risuonano silenziose e pesanti. Avevano ragione, ovviamente. È difficile per il nostro stesso ego ammettere che ci conoscono meglio di noi stessi. Adesso qui con questa montagna di debiti, con moltitudini di spiriti che a ragione hanno qualcosa da reclamare. Sono sgomento. Da qualche parte inizierò a ripagare, a rimediare. Intanto vi lascio la mia storia che vi serva da monito. Ascoltate i consigli della spiritualità di luce, a volte sono duri, non sono come vorremmo ma sono quello di cui abbiamo bisogno. La mia famiglia dubito che si ponga alcun problema, loro come lo ero io sono su quella stessa strada. Non vogliono né vedere né sentire, la droga li attira troppo fino al giorno dell’amaro risveglio di fronte a una tremenda realtà. Pregate per me e vigilate su voi stessi , è facile scivolare senza neanche accorgersi in un pozzo senza fine.

Alberto”

da Fernardo

“Olà, e beh non c’è mica un complimento diverso da fare, per forza si dice, ciao, come stai e che devo fare? Non posso mica restare in silenzio eh? Non sono partito male, per carità! Posso anche dire remore che la mia morte è stata tranquilla per quello che si può, ma sempre crepare è. Non sono stato un santo e ho fatto delle stupidate che mi hanno portato un sacco di rogne, ma dall’altra parte mi hanno portato umiltà perché mi hanno fatto capire che sono una persona con tanti difetti ma tanta voglia di crescere. Ma per ora come la mia stessa figlia ha visto il titolo di un film “il Paradiso può attendere” , so ancora di non meritarlo ma un po’ di pace la posso avere,

Fernando”

da Resmi

“Mamma sono Resmi. Non è vero che non ti sento, ti ascolto e ti sono vicino ma ho una vita che ha bisogno di me. Sulla terra forse sono stato un po’ immaturo e superficiale ma ero giovane e non ci pensavo alla morte, qui invece cambia il nostro modo di pensare e di vedere la vita. Le scelte che abbiamo fatto sulla terra ci sembrano così assurde e scontate che ci vergogniamo. Non lottare contro i mulini a vento, non metterti in mezzo in una lotta che non è tua. Pensa per te, mamma, gli altri possono e devono decidere da soli. Stai serena, la mia vita sei tu, sai che non sono bravo con le smancerie, ma ti amo

Resmi”

da Nenna

“Mi dispiace tutto quanto. Mi dispiace per le parole dure con le quali ti ho offesa. Il dolore era più forte della mia volontà ed il tuo pianto mi ha fatto perdere quel poco di speranza che avevo. Non ero sicura che ci fosse una vita dopo e quindi ero tutta una disperazione. Sono stata anche peggio, credimi, ma mi sto adattando. Sono qui per dirti che da ora in poi puoi dormire in pace, non ti disturberò più. Voglio essere in pace.

Nenna”

da Michele

“Mamma, sono io davvero. Eh che ti dico, mi manchi, mi manchi! Ora sto molto meglio. La sofferenza che ho provato è nulla paragonato all’amore di Dio. Dove vivo adesso persino la natura ha dei colori incredibili, il mare è un velluto e le piante giocano col vento con consapevolezza, la musica ci riempie le orecchie come se ci fosse sempre un coro angelico. Ah mamma, non piangere per me! Sono così felice che non ho nemmeno parole per spiegarti come sto. Ho degli amici qui, ma non sono come i miei amici che avevo giù, sono amici che conosco da secoli. Sai, la neve scende anche qui ma non rimane per terra, sparisce all’alba, i fiocchi sono bianchi ma luccicano come le stelle che si vedono nel cielo, so che avrei dovuto trovare tutto una noia, ma quando la pace c’è mamma… sì, gli angeli cantano e sono ancora il tuo Michele ma sono anche diverso. L’amore è lo stesso, ma sublimato. Non piangere per chi è pace, mamma, ti voglio bene,

Michele C.”

da un suicida

“Le mie lacrime scendono copiose perché il dolore che provo nel cuore è immenso. Avrei dato tutto quello che ho per ricominciare… No, no ho delle terre, proprietà, dei soldi… No, ma che dici… Ricominciare a sorridere, a sentire la speranza di un futuro migliore, ma solo il buio vedo. No, no ma perché avrei dovuto uccidermi? Sono triste e voglio ricominciare. Tu non mi capisci, nessuno mi capisce, meglio morire che vivere così. Scusa a chi? La vita era mia, il corpo era mio! Se questo fantomatico Dio ci da le cose, le cose sono nostre e ne facciamo quello che vogliamo! Non abbiamo una vita in prestito. Ma smettila, mi fai male.

[il dolore che prova è la verità delle parole che gli sono
rivolte, la verità che non vuole vedere, Fratello Ambrogio e la
spiritualità di luce continueranno a cercare di riportare alla
lucidità questo spirito che si è suicidato a fine 2018 in modo da
poterlo poi aiutare]

da Amelia

“Ciao a tutti sono Amelia, sono una giovane donna, o meglio lo ero quando ho lasciato il mondo terreno. Mamma di due angioletti, moglie un po’ inconsapevole devo ammettere. Ho vissuto i miei anni dandoli per scontati, pensavo che sarei invecchiata e poi me ne sarei andata, non riflettevo dove o perché. Vivevo così, come dire, spontaneamente alla giornata, e un po’ superficialmente. Oggi mi accorgo del valore di quello che avevo e che ho trascurato dandolo per scontato, ovvio, sicuro. Oggi mi rivedo e penso a quante cose avrei dovuto fare diversamente, sin da ragazzina e in avanti. Quante poche volte ho ascoltato i buoni consigli, e poi, poi all’improvviso una malattia fulminante e tutto è finito prima ancora quasi di rendermene conto, prima che la consapevolezza mi raggiungesse. Ora mi ha raggiunto. Ora devo cercare di contenere i danni. Lo devo soprattutto ai due spiriti che ho accolto che già avevano il loro fardello e a cui avrei dovuto più responsabilmente non aggiungere il mio. Ora qui vedo di aiutarli per quello che posso, e ho chiesto alle mie guide se no posso tornare da loro in qualche modo per aiutarli più concretamente, hanno detto che valuteranno, dipenderà anche dalle strade che faranno i miei figli e da come riuscirò a controllare me stessa. Vedremo insomma. Intanto prego molto per loro e cerco di farli sentire un po’ amati, ma non è facile. E per il padre, ecco appunto una di quelle scelte un po’ troppo superficiale di cui adesso di pagano di effetti. Pazienza, ma ci riuscirò a sistemare le cose, col tempo e con fede nel Padre che sempre ci offre l’occasione, anche se a volte non vogliamo vederla perché non è come la vorremmo…

Amelia”

da Giorgio

“Buongiorno sono Giorgio. La mia storia è semplice, comune, ho vissuto una vita tranquilla, senza grandi traumi e senza grandi vittorie. Eppure, non è stata inutile. Ho amato, sono stato amato, certo oggi riguardo me stesso, le mie scelte, i miei comportamenti e mi dico che avrei dovuto osare di più. Amare con più intensità e trasporto, fare di più il bene che sentivo avrei dovuto fare ma che per uno strano senso di vergogna, o di pudore o forse onestamente più per pigrizia non ho mai osato fare. Vedevo che ben pochi lo facevano, e non mi sentivo di essere io il primo a farlo, a fare un passo avanti ed espormi. Ho preferito la tiepida tranquillità e sicurezza della massa. Oggi me ne pento, vedo quante occasioni sprecate per crescere e per aiutare, il dolore degli altri che non ho alleviato quando avrei potuto mi turba e mi inquieta. Non sono stato avido o egoista, non ho fatto nulla per causare dolore e privazioni eppure forse anche il non fare nulla per alleviarli quando si può è come farlo. Questo senso di colpa mi lascia con molta amarezza e delusione di me stesso. No, non sono in quello che chiamate inferno o qualcosa di simile, in me non c’era alcuna intenzione malevola, almeno questo. C’era anzi l’intenzione di fare il bene ma è venuto meno il coraggio. Il coraggio di espormi, di andare anche contro il mondo e il giudizio del mondo se necessario, per fare ciò che sapevo essere giusto. Ora me ne pento e me ne vergogno infinitamente. Ma come dicono le mie guide è inutile stare a macerarsi per gli errori fatti, cerco di imprimere bene e in profondità tutto questo dentro di me, lo imprimerò col fuoco della fede in modo che nella prossima vita che sto pianificando questo ricordo, questa esigenza sia indelebile, profondissima, inesorabile. Amici miei, credetemi le insidie dell’ignavia sono più subdole e inquietanti di quelle del male. Noi non siamo cattivi e non pratichiamo il male e questo ci fa credere di essere già santi, salvi. E invece i nostro orgoglio e la nostra vanità ci illudono. Guardiamo dentro di noi con umiltà e facciamo, pratichiamo attivamente il bene e l’amore al prossimo, nonostante tutto e nonostante tutti. Io almeno ci proverò con tutto me stesso, fosse anche solo per non ripassare per questa sensazione di nausea di me stesso. Io mi amo, voglio amarmi e per farlo devo amare di più gli altri miei fratelli, con più ardore e meno tiepidezza. Un abbraccio,

Giorgio”

da Silvano

“Angela, carissima, non mi sono dimenticato di te, ma ci sono talmente tante parole che vogliono mandare un messaggio che preferisco donare a loro il mio eventuale “tempo di messaggio”. C’è pure questo qui. No, non piangere amore mio, tutto ciò che hai fatto è giusto. Sei una donna coraggiosa e meravigliosa e stai facendo un lavoro bellissimo con nostra figlia, ma non pensare troppo agli altri, ti meriti un po’ di tempo anche per te. Per tutto c’è un motivo, non sei l’unica a soffrire per un figlio, credimi non sei l’unica a pensare di avere sbagliato. Siamo umani, siamo imperfetti! Ora asciugati le lacrime e vai avanti, sono sempre con te,

Silvano”

da Michele

“Cara Nunzia, so che non ti aspettavi il mio messaggio, ma ho chiesto all’ormai cara Sanndy che ti portasse le mie parole di conforto e di affetto. La paura è immensa e sono d’accordo, ma tu uscirai da questa situazione perché la tua brillante intelligenza ti farà scegliere sempre la strada giusta. Come sempre, ti penso.

Michele”

da Lucrezia

“Mamma, sono io. Come non mandarti un messaggio? Sono passati tanti anni, lo so ma il mio affetto per te è sempre più forte. Non ho mai pensato che tu non mia amassi. Lo so, sono state parole forti, ma quando siamo malati non capiamo più nulla, ti amo! Ti amo! Ti ringrazio per esserci sempre,

Lucrezia”

da Claudio

“Amore, che fatica mandarti un messaggio! Ringrazio Dio poter scriverti, non sai quante persone ci sono che vogliono mandare una messaggio ai parenti che ci sono ancora sulla terra. Sto bene, la malattia è regredita appena sono tornato a casa e posso dirti che sono più felice. Eh già la vostra situazione non è bella ma sono sicuro che ce la farai. I ragazzi si lamentano… ma sono ragazzi, no? Tu fregatene delle loro parole, è tutto vero, sono qui e sono vivo. Non ho mai smesso di amarti e ti ringrazio che mi hai concesso insieme a me. Sono ricordi preziosi che custodisco nel mio cuore. Forza, Dio è con voi,

Claudio”

da Camillo

“Non è una certezza che lei riceva questo mio messaggio, ma ci provo. Sono stati anni di clandestinità, ma ne sono uscito dopo pochi mesi. Ora non so bene cosa devo fare… come mai non preghi? Forse solo Lui ci può salvare, ma non sono più neanche sicuro di me stesso. Sono stato beccato senza una lira eppure guardami, non so la strada da percorrere ma seguo te. Quello che fai tu per me va bene, un abbraccio

Camillo”